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Nei versi dell'autore risuona l'eptacordo della tradizione orfica, dove si palesa la potenza delle emozioni sulla fredda razionalità umana che pretende di piegare alla regola ciò che non è definibile, ma che si può solo intuire con il linguaggio universale. Il viaggio dell'Autore inizia con "La Grotta delle Ninfe" e "Le lacrime del sole", dove i misteri greci ed egizi si fondono nell'allegoria del volo delle api (anime). L'amore per le ninfe non impedisce all'Autore di vivere il suo tempo e la storia della sua città. Passeggiando per il Gianicolo ("Villa Sciarra" e "Vecchie ferite") si emoziona ancora di fronte alla vitalità della statua equestre eretta sulla tomba di Anita Garibaldi e soprattutto nell'ascoltare le grida di gioia dei bambini che furono negate ai dodici anni di Righetto, morto nel difendere la Repubblica romana. Il verde volo dei pappagalli ("Via Niccolini"), la tunica rosa di Eos ("La notte dei semi"), l'ambra dorata delle api ("La divina porpora"), sono le note colorate della sua musica interiore. Il millenario scorrere del Tevere e i pastelli dei tramonti romani lo avvolgono in una dimensione rarefatta dove le emozioni riflettono le luci dell'anima.